Il biossido di zolfo è un gas incolore, dall’odore pungente e acre e molto solubile in acqua. La sua presenza in atmosfera è accompagnata da quella di triossido di zolfo SO3. E’ un inquinante primario che, una volta immesso in atmosfera, permane inalterato per alcuni giorni e può essere trasportato a grandi distanze. Il biossido di zolfo contribuisce sia al fenomeno dell’inquinamento transfrontaliero, sia alla formazione di deposizioni acide, secche e umide e alla formazione di PM secondario.

I limiti di legge

Il Decreto Legislativo del 13 agosto 2010, n.155 (recepimento della direttiva europea 2008/50/CE) stabilisce i valori limite, il livello critico e la soglia di allarme per le concentrazione nell’aria ambiente di biossido di zolfo.

Periodo di mediazioneValore limite
1 ora350 µg/m3 da non superare più di 24 volte per anno civile
1 giorno125 µg/m3 da non superare più di 3 volte per anno civile
Periodo di mediazioneLivello critico per la protezione della vegetazione
Anno civile20 µg/m3
Inverno (1° ottobre – 31 marzo)20 µg/m3
Periodo di mediazioneSoglia di allarme
3 ore consecutive500 µg/m3

La soglia di allarme deve essere misurata per tre ore consecutive presso siti fissi di campionamento aventi un’area di rappresentatività di almeno 100 km2.

Già a basse concentrazioni il biossido di zolfo è una sostanza irritante per occhi, gola e tratto superiore delle vie respiratorie. L’esposizione prolungata al biossido di zolfo determina effetti a carico dell’apparato respiratorio come tracheiti, bronchiti, polmoniti. In atmosfera l’SO2 contribuisce all’acidificazione delle precipitazioni, con effetti tossici sui vegetali, acidificazione dei corpi idrici e impatto sulla vita acquatica. A basse concentrazioni provoca un rallentamento della crescita dei vegetali, mentre a dosi più elevate genera alterazioni fisiologiche tali da portare le piante alla morte. Le precipitazioni acide, infine, possono avere effetti corrosivi su diverse tipologie di materiali.

A livello antropico, SO2 e SO3 sono prodotti nelle reazioni di ossidazione per la combustione di combustibili in cui sia presente lo zolfo quale impurità. Le principali sorgenti sono gli impianti di produzione di energia, gli impianti termici di riscaldamento, alcuni processi industriali e in minor misura, il traffico veicolare, con particolare riferimento ai motori diesel. Infine non è indifferente la quota prodotta dalle fonti naturali (vulcani), anche se la distribuzione uniforme e l’alta quota cui ha luogo l’emissione fanno sì che questo contributo non abbia effetti rilevanti. Il biossido di zolfo è inoltre presente in natura come prodotto dell’ossidazione dello zolfo.

Nel 2005 l’OMS ha aggiornato le linee guida per la qualità dell’aria in riferimento a: particolato, ozono, biossido di azoto e biossido di zolfo.

 

Periodo di mediazioneWHO Air quality guideline values, ed.2021
1 giorno40 µg/m3 da non superare più di 3 volte per anno civile
10 minuti500 µg/m3

 

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