Microplastiche, il monitoraggio secondo la Marine Strategy

Una delle attività previste dalla Marine Strategy, è la raccolta di informazioni e monitoraggio delle microplastiche, attività legate al Descrittore 10 “Rifiuti Marini” che prevede per le ARPA il monitoraggio della distribuzione e composizione delle microplastiche in mare ed il rilevamento dei rifiuti spiaggiati, in quanto rappresentano una delle più importanti pressioni che interessano attualmente gli ecosistemi marini.
Lo scopo del monitoraggio delle microplastiche è di valutarne la quantità, la distribuzione e se possibile origine e composizione, prediligendo alcune tipologie di aree di indagine.
A parlarci del monitoraggio in Sicilia sono Benedetto Sirchia, Dirigente Responsabile della UOS Ambiente Marino Costiero e Acque di Transizione, e Daniela D’Amato, funzionario tecnico biologo della medesima unità.

Dove vengono effettuati i rilevamenti in Sicilia?

I rilevamenti vengono effettuati 2 volte l’anno dal 2015, in primavera ed in autunno, con campionamenti lungo transetti ortogonali alla linea di costa in stazioni poste a 0,5, 1,5 e 6 miglia nautiche. Arpa Sicilia ha individuato 6 aree di indagine lungo le coste siciliane nelle acque antistanti le località di: Mondello (PA), Campo Felice di Roccella (PA), Milazzo (ME), Catania (CT), Augusta (SR) e Licata (AG), in corrispondenza di plume fluviali, rilevanti insediamenti urbani ed industriali. La scelta delle aree ha tenuto conto di quanto richiesto dalla Direttiva e in particolare:

  • presenza di aree di risalita delle acque profonde solitamente ricche di nutrienti (upwelling) ed aree di accumulo e sprofondamento di acqua ad alta densità e bassa temperatura al di sotto di acque a densità più bassa e temperatura più elevata (downwelling);
  • aree di accumulo per condizioni idrodinamiche locali;
  • distanza da fonti di immissione diretta come ad esempio foci fluviali;
  • distanza da strutture portuali o rilevanti insediamenti urbani.

Le microplastiche si posizionano prevalentemente in superficie, ma possono accumularsi anche alla base del termoclino, ossia una zona della colonna d’acqua in cui avviene una brusca  variazione di temperatura dell’acqua del mare, e che separa lo strato superficiale, più caldo e meno denso, dallo strato profondo, più freddo e più denso.

Per il rilevamento delle microplastiche viene utilizzato un apposito strumento denominato retino “manta”, costituito da una bocca metallica rettangolare collegata ad una rete a maglie fini, che viene trainato da un’imbarcazione veicolando grandi volumi di acqua all’interno di un apposito bicchiere raccoglitore.

Una volta effettuato il campionamento, le microplastiche vengono conteggiate e identificate allo stereomicroscopio, suddividendole in base al colore ed alla forma (sfera, filamento, frammento, foglio), operazione che permette di ipotizzarne l’origine: i frammenti generalmente derivano dalla disgregazione di pezzi di plastica più grandi, i fogli dai sacchetti di plastica, i filamenti dal lavaggio dei tessuti sintetici in lavatrice, mentre le sfere provengono da alcuni prodotti cosmetici come dentifrici o creme contenenti i cosiddetti “microgranuli”.

Il Trend aggiornato sulle microplastiche

Secondo gli ultimi dati risulta che, per l’Isola, in accordo con gli anni precedenti, la maggior percentuale di microplastiche rilevate è sempre quella che afferisce alla categoria dei frammenti. La seconda categoria maggiormente presente, rispetto al trend degli anni passati, mostra un notevole incremento dei fogli.

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