Ue mette al bando le microplastiche: ecco cosa sono

La Commissione Ue propone misure stringenti volte a prevenire l’inquinamento da microplastica. La Commissione lancia un regolamento a cui, tutti gli operatori economici, sia dell’Ue che dei paesi terzi, dovranno conformarsi alle sue prescrizioni entro 18 mesi dall’entrata in vigoreIn primis il divieto di vendita di prodotti ai quali sono state aggiunte intenzionalmente microplastiche e che ne rilasciano quando vengono utilizzati.

Ma cosa sono le microplastiche?

A spiegarcelo sono Benedetto Sirchia, Dirigente Responsabile della UOS Ambiente Marino Costiero e Acque di Transizione, e Daniela D’Amato, funzionario tecnico biologo della medesima unità.

Le microplastiche sono tutte quelle particelle di materiale plastico con dimensioni comprese tra 5mm e 330µm e vengono suddivise in due tipologie a seconda della fonte di inquinamento:

  • Microplastiche primarie: frammenti di materie plastiche rilasciati direttamente nell’ambiente con queste dimensioni. La fonte principale di tale tipologia di microplastiche è il lavaggio di capi sintetici (35% delle microplastiche primarie), seguita da abrasione degli pneumatici durante la guida (28%) e microplastiche aggiunte intenzionalmente nei prodotti cosmetici (2%). Questa tipologia di microplastiche rappresenta il 15-31% delle microplastiche presenti nell’oceano;
  • Microplastiche secondarie: frammenti di materie plastiche derivanti dalla disgregazione progressiva di rifiuti di maggiori dimensioni. Rappresentano circa il 68-81% delle microplastiche presenti nell’oceano.

Le microplastiche vengono monitorate dalle Arpa in ottemperanza della Direttiva Europea 2008/56/CE “Strategia Marina” e ai sensi dell’articolo 11 del D.Lgs  190/2016 che ha recepito la Direttiva.

Il monitoraggio di Arpa Sicilia viene effettuato lungo le coste dell’Isola in 6 aree in corrispondenza di plume fluviali, rilevanti insediamenti urbani ed industriali. In ciascuna area è stato individuato un transetto nel quale sono state posizionate 3 stazioni di campionamento distanti dalla costa 0.5 Mn (stazione A), 1.5 Mn (stazione B) e 6 Mn (stazione C).

I campionamenti vengono effettuati utilizzando una rete tipo “manta” realizzata appositamente per navigare nello strato superficiale della colonna d’acqua. il materiale raccolto viene vagliato per mezzo di due setacci con vuoto di maglia pari a 5 mm e il sottostante di 300 µm. Quanto rimane su quest’ultimo setaccio viene messo in un barattolo con alcol al 70% e portato in laboratorio dove si procede al censimento delle microplastiche distinte per forma e per colore.

Le microplastiche vengono contate ed identificate per tipologia (granulo, pellet, foam, fibra, filamento, frammento, foglio) e colore (bianco, nero, rosso, blu, verde, altro colore). Per ogni colore va specificato se opaco o trasparente. Inoltre, avviene una descrizione per le categorie forma:

  • Frammento: porzione di plastica dura rotta; può avere contorno sub circolare, angolare, sub angolare;
  • Foglio: porzione di plastica morbida rotta spesso di forma angolare o sub angolare;
  • Fibra: elemento filiforme, con margini sfrangiati, deformabile;
  • Filamento: elemento filiforme, flessibile, di forma allungata, sottile;
  • Foam: forma sferoidale, consistenza morbida (polistirolo);
  • Granulo: forma sferica irregolare o anche liscia di consistenza dura;
  • Pellet: possono avere forma cilindrica, ovoidale, discoidale, sferuloide, piatta.
“Attualmente ogni anno vengono rilasciate nell’ambiente tra le 52 e le 184mila tonnellate di pellet a causa di una cattiva gestione lungo tutta la filiera. La proposta prevede il rilascio di pellet fino al 74%, portando a ecosistemi più puliti, contribuendo a fiumi e oceani privi di plastica e riducendo i potenziali rischi per la salute umana”, fa sapere la Commissione Ue.

L’approccio Ue per raggiungere questo obiettivo è triplice poiché vuole:

  • ridurre l’inquinamento causato dai prodotti in plastica (questi si degradano in microplastiche una volta immessi nell’ambiente);
  • limitare l’uso di microplastiche aggiunte intenzionalmente nei prodotti;
  • ridurre i rilasci involontari di microplastica.

Secondo gli ultimi dati raccolti sulle microplastiche da Arpa Sicilia, per la Strategia Marina, risulta che per l’Isola, in accordo con gli anni precedenti, la maggior percentuale di microplastiche rilevate è sempre quella che afferisce alla categoria dei frammenti. La seconda categoria maggiormente presente, rispetto al trend degli anni passati, mostra un notevole incremento dei fogli.

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