La Giornata Mondiale dell’Acqua è una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992, prevista all’interno delle direttive dell’agenda 21, risultato della conferenza di Rio. Il 22 marzo di ogni anno gli Stati dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sono invitati alla promuovere attività concrete nei loro rispettivi Paesi.
ARPA Sicilia ha il compito di eseguire il monitoraggio delle acque ( direttiva europea 2000/60 CE) al fine di definire lo stato dei corpi idrici significativi, superficiali e sotterranei, come indicati nel Piano di Gestione del Distretto Idrografico, e fornire il supporto tecnico scientifico per la tutela, la conservazione e il raggiungimento degli obiettivi di qualità imposti sia a livello nazionale che comunitario. Si riportano di seguito le informazioni di sintesi degli ultimi monitoraggi delle acque dei fiumi, degli invasi e delle acque marino costiere.
Acque dei fiumi siciliani
In Sicilia, il monitoraggio svolto da Arpa Sicilia nel periodo 2011-2018 ha consentito la valutazione dello stato ecologico per 74 dei corpi idrici e per 81 dello stato chimico, pari rispettivamente al 50% e 55% dei corpi idrici monitorabili e non salati, oltre che l’individuazione dei vari parametri che hanno determinato il mancato raggiungimento di stato “buono” come previsto dalla normativa.
I risultati complessivi mostrano che i corpi idrici con stato ecologico “non buono” rappresentano l’85% dei casi, nessun caso di stato “elevato” e soltanto il 15% con classe “buono”. Tale situazione è attribuibile principalmente ad elementi biologici, in particolare a macroinvertebrati e macrofite e nel caso dei fiumi perenni alla fauna ittica. I corpi idrici con stato ecologico “non buono”, insistono, ad eccezione dei fiumi perenni, in zone dove è più alta la pressione antropica, considerazione che dovrebbe orientare le future programmazioni in materia di azioni di tutela del territorio (l’approfondimento è disponibile nella sezione Monitoraggio acque superficiali – fiumi).
Acque degli invasi siciliani
I risultati complessivi mostrano che il 74% degli invasi è in uno stato ecologico sufficiente, stato determinato nel 68% dei casi dall’indice LTLeco. Inoltre, l’altro indice, ICF (indice complessivo fitoplancton) insieme al LTLeco, ha contributo per il 5% nel causare lo stato ecologico sufficiente. Nessuno dei corpi idrici valutati dal 2011 al 2016 ha presentato uno Stato Ecologico elevato o cattivo. Il 53% degli invasi è in uno stato chimico non buono, stato determinato quasi sempre per la presenza di metalli (mercurio, nichel e piombo) a concentrazioni superiori rispetto agli standard di qualità ambientali (SQA) previsti dalla normativa. Si evidenzia anche il superamento degli SQA di diverse sostanze organiche nell’invaso Sciaguana (Enna) (l’approfondimento è disponibile nelle sezione Monitoraggio acque superficiali – invasi).
Acque sotterranee siciliane
I risultati del monitoraggio e della valutazione dello stato chimico delle acque sotterranee per il periodo 2011-2017 realizzato da ARPA Sicilia. I dati mostrano che dalla valutazione effettuata sugli 82 corpi idrici sotterranei (CSI), il 46% di quelli monitorati (pari a 38 CIS) risulta in stato chimico scarso, mentre il restante 54% (pari a 44 CIS) è in stato chimico buono.
Acque marino-costiere siciliane
Grazie alla Convenzione con la Regione Siciliana, Arpa Sicilia ha potuto avviare nei 1300 km di costa il monitoraggio di 30 corpi idrici rappresentativi tra quelli già individuati, omogeneamente distribuiti lungo l’intera costa siciliana, al fine di pervenire ad un quadro generale coerente ed esauriente dello stato ecologico e chimico delle acque (l’approfondimento è disponibile nella sezione Monitoraggio delle acque marino costiere).
Qualità delle acque interne e dell’ambiente marino costiero in Italia: ISPRA rilancia i dati diffusi qualche giorno fa con l’Annuario dei dati ambientali relativi alla
Qualità delle acque interne in Italia: su 7.493 fiumi, il 43% raggiunge l’obiettivo di qualità per lo stato ecologico, il 75% raggiunge quello per lo stato chimico. Su un totale di 347 laghi,solo il 20% raggiunge l’obiettivo di qualità per lo stato ecologico, il 48% dei laghi raggiunge quello per lo stato chimico. Dove sono collocati? I fiumi che a livello regionale raggiungono l’obiettivo di qualità buono si trovano nella Provincia di Bolzano (94%), Valle d’Aosta (88%), Provincia di Trento (86%), Liguria (75%); quelli con uno stato chimico buono superiore al 90%, si trovano in Molise, Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo e le province autonome di Trento e Bolzano.
Da segnalare l’alta percentuale dei corpi idrici lacustri non classificati (sia per lo stato ecologico sia per lo stato chimico), soprattutto nei Distretti Appennino Meridionale e Sicilia. Il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente sta lavorando per implementare le attività sulle acque e rendere classificabile il maggior numero di corpi idrici.
I laghi che a livello regionale raggiungono un obiettivo di qualità buono sono in Valle d’Aosta (100%), Provincia di Bolzano (89%), Emilia-Romagna (60%); quelli con uno stato chimico buono per il 100% sono in Valle d’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Abruzzo, Molise e nella Provincia di Bolzano.
Per ciò che riguarda le acque sotterranee, il 61%si trovain stato quantitativo “buono” e il 58% instato chimico buono.
Gli habitat marino costieri rappresentano ambienti estremamente importanti dal punto di vista ecologico e paesaggistico, ma allo stesso tempo sono tra gli ecosistemi più vulnerabili e più seriamente minacciati.
Nel quinquennio 2014-2017, più dell’89% delle acque costiere di balneazione risulta in classe eccellente; nel 2017 lo stato di qualità delle acque costiere di balneazione, in relazione ai fattori igienico sanitari, ricade in classe eccellente per l’89,7%, buona per il 5,4%.
Il Distretto della Sardegna presenta il 92% dei corpi idrici marino costieri uno stato ecologico “buono” e il 90% in stato chimico “buono”.
Restando in ambiente marino costiero, la presenza dell’alga tossica Ostreoptis ovata, nel 2017 è stata riscontrata in 10 regioni costiere; assente in Abruzzo, Emilia-Romagna e Veneto.